Avevo postato questo nella discussione sull'Ambrì Piotta, ma credo che la rilevanza di alcuni concetti meriti di stare in un posto più visibile:
Riporto qui le parole (di cui metto in grassetto quelle che mi colpiscono di più) di Nicola Mona sulla questione e su un "male" che può impattare su chiunque non solo sull'Ambrì (a buon intenditore poche parole...):
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
CdA (e marketing)
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Re: CdA (e marketing)
abbiamo poco da parlare in quanto da noi la dirigenza è a dir poco imbarazzante, ma il livello raggiunto da loro negli ultimi 2 giorni è inarrivabile.
Per fortuna esistono.....
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- Metro the best
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Re: CdA (e marketing)
Si assurdo come siano ancora una volta riusciti a far peggio di noi. Detto questo rifletterei sulle parole sopra, perchè sono il motivo per cui pure noi siamo fermi al palo da anni in termini di professionalità in tutti gli ambiti.
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Re: CdA (e marketing)
riflessione assolutamente da me condivisa, elementi molto presenti anche sui nostri cadreghini..Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 16:16 Si assurdo come siano ancora una volta riusciti a far peggio di noi. Detto questo rifletterei sulle parole sopra, perchè sono il motivo per cui pure noi siamo fermi al palo da anni in termini di professionalità in tutti gli ambiti.
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Re: CdA (e marketing)
non pensavo si potesse fare peggio di noi, e loro ci sono riusciti per distacco. Certo che tra tutte e due siamo messi malissimo, per cui poi non ci si deve sorprendere dei risultati.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 16:16 Si assurdo come siano ancora una volta riusciti a far peggio di noi. Detto questo rifletterei sulle parole sopra, perchè sono il motivo per cui pure noi siamo fermi al palo da anni in termini di professionalità in tutti gli ambiti.
Re: CdA (e marketing)
forse FL ha fatto l'ultima magia, chiamarla cosi puro eufemismo, ha de facto indetto una conferenza totalmente inutile ed ingiustificata se non per perorare la causa "risparmia soldi", é riuscito ad allontanare DS e Head coach senza doverli licenziare, quindi non li deve più pagare perché se ne sono andati loro, come head coach piazza l'assistente al salario precedente e con il bottino cospicuo risparmiato scala i debiti covid. Ora so che é uno scenario da ectoplasma, ma non riesco a capacitarmi della situazione che ha creato, va bene fare figure e pagliacciate, ma un politico scafato lo scenario verificatosi lo doveva sicuramente sapere a priori.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 13:48 Avevo postato questo nella discussione sull'Ambrì Piotta, ma credo che la rilevanza di alcuni concetti meriti di stare in un posto più visibile:
Riporto qui le parole (di cui metto in grassetto quelle che mi colpiscono di più) di Nicola Mona sulla questione e su un "male" che può impattare su chiunque non solo sull'Ambrì (a buon intenditore poche parole...):
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
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Re: CdA (e marketing)
ragionamento che ci può stare anche se, a mio avviso, troveranno un'intesa economica d'uscita.Ragno ha scritto: 10 ott 2025, 15:52forse FL ha fatto l'ultima magia, chiamarla cosi puro eufemismo, ha de facto indetto una conferenza totalmente inutile ed ingiustificata se non per perorare la causa "risparmia soldi", é riuscito ad allontanare DS e Head coach senza doverli licenziare, quindi non li deve più pagare perché se ne sono andati loro, come head coach piazza l'assistente al salario precedente e con il bottino cospicuo risparmiato scala i debiti covid. Ora so che é uno scenario da ectoplasma, ma non riesco a capacitarmi della situazione che ha creato, va bene fare figure e pagliacciate, ma un politico scafato lo scenario verificatosi lo doveva sicuramente sapere a priori.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 13:48 Avevo postato questo nella discussione sull'Ambrì Piotta, ma credo che la rilevanza di alcuni concetti meriti di stare in un posto più visibile:
Riporto qui le parole (di cui metto in grassetto quelle che mi colpiscono di più) di Nicola Mona sulla questione e su un "male" che può impattare su chiunque non solo sull'Ambrì (a buon intenditore poche parole...):
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
Re: CdA (e marketing)
Di sicuro tutto il teatrino messo in atto può pensare al fatto che hai elencato tu. Come detto da FL sono loro che si sono fatti da parte senze essere licenziati. Situazione grottesca, dubito che Duca si accontenti di una buonuscita....gli costerà comunque il casino.Ragno ha scritto: 10 ott 2025, 15:52forse FL ha fatto l'ultima magia, chiamarla cosi puro eufemismo, ha de facto indetto una conferenza totalmente inutile ed ingiustificata se non per perorare la causa "risparmia soldi", é riuscito ad allontanare DS e Head coach senza doverli licenziare, quindi non li deve più pagare perché se ne sono andati loro, come head coach piazza l'assistente al salario precedente e con il bottino cospicuo risparmiato scala i debiti covid. Ora so che é uno scenario da ectoplasma, ma non riesco a capacitarmi della situazione che ha creato, va bene fare figure e pagliacciate, ma un politico scafato lo scenario verificatosi lo doveva sicuramente sapere a priori.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 13:48 Avevo postato questo nella discussione sull'Ambrì Piotta, ma credo che la rilevanza di alcuni concetti meriti di stare in un posto più visibile:
Riporto qui le parole (di cui metto in grassetto quelle che mi colpiscono di più) di Nicola Mona sulla questione e su un "male" che può impattare su chiunque non solo sull'Ambrì (a buon intenditore poche parole...):
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
Re: CdA (e marketing)
Avevano credo un contratto non legato da termini di disdetta o durata… quindi disdicibile x entrambe le parti diciamo “a vista” e come tale quindi non suscettibile a particolari penali o indennizzi.
Quindi da fine mese non sono più semplicemente sul libro paga.
Quindi da fine mese non sono più semplicemente sul libro paga.
Re: CdA (e marketing)
Quanto detto da Mona è sicuramente il nostro problema più grande che non riusciremo mai ad invertire e a far decollare questo club finché vi sarà questa dirigenza perché non si è mai voluto cambiare metodologia probabilmente (onestamente non mi interessa guardare in casa d'altri, mi riferisco a noi).