Ed ecco la sua prima intervista... motivato sembra motivato
«Le grandi lezioni di Crosby e Ovechkin»
Justin Schultz è in Ticino da una settimana, ma per debuttare con il Lugano dovrà attendere la ripresa del campionato, il prossimo 15 novembre contro il Bienne, dopo la pausa per le nazionali. «Non vedo l’ora, mi sento bene e confido di poter dare subito una mano alla squadra», ci ha detto il 34.enne difensore canadese, vincitore di due Stanley Cup con i Pittsburgh Penguins.
Dopo 12 anni, 826 partite e 365 punti in NHL, Justin Schultz ha voltato pagina. «Non ho rimpianti, poter giocare un giorno in Europa è sempre stato un mio desiderio e sono grato al Lugano per avermi dato questa opportunità. Nelle ultime settimane ho guardato il campionato nordamericano in televisione senza provare malinconia. Era il momento giusto per cercare qualcosa di diverso. Questa nuova sfida è stimolante e non vedo l’ora di gettarmi nella mischia. Sto bene. Non gioco da diversi mesi, è vero, ma sono in forma. Alla ripresa del campionato, sarò pronto. Ho sfruttato i primi giorni in Svizzera per adattarmi allo stile di vita, assorbire il jet lag e conoscere i miei compagni. Per me è tutto nuovo, ma in fondo la mia vita è cambiata già nove mesi fa, quando è nata la mia prima figlia. Sono un papà e un giocatore felice. Lugano è una città bellissima e il campionato svizzero è di alto livello. Non potevo chiedere di più».
Undici anni dopo
L’unica esperienza di Schultz in Europa risale al 2013, quando prese parte ai Mondiali in Svezia con la selezione della foglia d’acero. «È passato tanto tempo, ma mi è sempre piaciuto giocare su piste più grandi rispetto a quelle di NHL. Lo avevo già fatto al college. Lo stile è molto diverso, ne ho avuto conferma anche guardando Lugano-Ginevra di venerdì scorso, dalle tribune della Cornèr Arena. Ma so di potermi adattare in fretta».
L’uomo della svolta?
Justin Schultz è stato ingaggiato dal Lugano lo scorso 23 ottobre, in un momento delicato per la squadra bianconera. Nel frattempo, la situazione è ulteriormente peggiorata, con altre quattro sconfitte in cinque partite. Il difensore canadese non potrà sistemare le cose da solo, ma sulle sue spalle ci sarà un po’ di pressione sin dal giorno del debutto: «Va bene così, non mi aspettavo nulla di diverso, sono stato ingaggiato per dare una mano, anche grazie alla mia esperienza. Lugano è bella, lo ribadisco, ma non sono venuto qui per fare il turista o godermi la bella vita. Sono venuto per vincere. Credo che questa pausa sia arrivata al momento giusto. La squadra potrà riorganizzarsi, riordinare i pensieri e ricostruire la fiducia. A livello personale, avrò qualche giorno in più per allenarmi con il gruppo e conoscere meglio i nuovi compagni. Insieme, vogliamo tornare al più presto sulla buona strada».
Passato e presente
Di vittorie, Justin se ne intende. Nel 2016 e nel 2017, al fianco di mostri sacri quali Sidney Crosby, Evgeni Malkin, Kris Letang e Marc-André Fleury, ha conquistato due Stanley Cup. «Se i compagni bianconeri vorranno chiedermi qualcosa su quei momenti incredibili, sarò ben felice di parlargliene, ma di certo non entrerò in spogliatoio sventolando il mio palmarès. Vincere la Stanley è stata la realizzazione di un grande sogno. Riuscire a farlo per due anni di fila è stato pazzesco. Ma tutto questo appartiene al passato. Per guadagnarmi la fiducia e la stima del Lugano, conterà unicamente quello che saprò fare qui, adesso. Il bello dello sport è che ti offre continuamente nuove opportunità per vincere».
A scuola di leadership
Justin Schultz ha potuto coltivare la sua mentalità vincente al fianco di alcuni dei migliori giocatori di sempre, dal già citato Sidney Crosby al russo Alexander Ovechkin, con cui ha giocato nei Washington Capitals tra il 2020 e il 2022. «Questi campioni mi hanno fatto capire cosa significa essere un leader. Giocatori come Crosby e Ovechkin non hanno soltanto un enorme talento, ma anche tanta fame. Vogliono vincere ogni partita, non accettano alternative. Sono i primi a sacrificarsi, ad aiutare i compagni, a fare tutto ciò che serve per avere successo».
L’ex coinquilino Arcobello
Nei Washington Capitals, Justin ha giocato quattro partite con Daniel Carr. Ma il bianconero che conosce meglio è Mark Arcobello, con cui ha condiviso i primi anni da professionista negli Edmonton Oilers. «Siamo buoni amici ed è sicuramente uno dei motivi che hanno facilitato la mia decisione di venire qui. Dopo aver giocato nel farm team degli Oilers, in Oklahoma, siamo andati a vivere insieme a Edmonton. Eravamo molto uniti, ci siamo divertiti e sono felice di poter tornare sul ghiaccio con lui».
Lo spirito dei Kraken
Schultz ha trascorso i suoi due ultimi anni in NHL con i Seattle Kraken, fondati l’anno prima del suo trasferimento nella «Rainy City». «È stato bello vedere una nuova franchigia crescere così in fretta. I tifosi si sono immediatamente innamorati dell’hockey. Nel 2023 abbiamo raggiunto il secondo turno dei playoff, eliminando i campioni in carica dei Colorado Avalanche, arrivando poi a una sola vittoria dalla finale di Conference. Far parte di una squadra costruita praticamente da zero e capace di arrivare così lontano in appena due anni è stato d’ispirazione. Dimostra quanto conti la forza del gruppo. Se si gioca da squadra, credendo gli uni negli altri e in quello che si sta facendo, si può competere con chiunque».
Justin Schultz
Moderatore: Thor41
Re: Justin Schultz
Ooohh! Almeno sappiamo che esiste e non è un’allucinazione collettiva!
Davos, 1. marzo 1986: c'ero anch'io!
Re: Justin Schultz
Appena finito di leggerla, la cosa che mi è sembrato un deja vu è stata “non gioco da tanto ma mi sento in forma”
L’ultimo fu il 71 della passata stagione…
L’ultimo fu il 71 della passata stagione…
- Paul Martel
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Re: Justin Schultz
Oltre la già citata storia del non gioco da mesi ma sono in forma, anche "non sono venuto qui per fare il turista o godermi la bella vita".
Vediamo. Come al solito sarà il ghiaccio a parlare.
Vediamo. Come al solito sarà il ghiaccio a parlare.
Re: Justin Schultz
Io invece voglio credere che sia "the new Jason York" (come impatto e resa), che arrivò a Lugano dopo che praticamente era stato fermo un anno intero, prima per il lockout e, dopo aver firmato un contratto con il Ginevra, non era mai sceso sul ghiaccio in quanto rientrato in patria per problemi familiari.
Re: Justin Schultz
Onestamente penso pure io che non è qua a svernare, il fatto di aver messo in preventivo di giocare in Europa è un buon segnale, alla sua età con il palmares che ha avrebbe già potuto smettere tranquillamente.
- Jean Valjean
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Re: Justin Schultz
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