Ammiro chi ha solo certezze, in particolare sulla base di una pagliacciata televisiva. Non perché si grida di più o si dicono le parolacce aumenta la ragione. A parte che delle vicende legate al piottume ci dovrebbe importare poco, chiedo: il Pippone o chi per esso ha parlato con la squadra o ha sondato qualche singolo giocatore? Magari sono i giocatori ad averlo approcciato? Cosa avrebbe dovuto fare, includere magari i due nella discussione con Dubé? Ma dai. Sicuramente ha sbagliato, ma anche il costrutto “DS e allenatore inseparabile” mi pare tutto fuorché ottimale.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 9:53Che fastidio questa tendenza a giustificare qualunque cosa soprattutto quando si tratta di mancanza di rispetto nelle persone. La fatica da parte dell'üregiat di trovare le parole mi sembra un chiaro segnale che la verità non sta in nessun mezzo.
Ambrì-Piotta
Moderatore: Thor41
Re: Ambrì-Piotta
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Re: Ambrì-Piotta
Riporto qui le parole (di cui metto in grassetto quelle che mi colpiscono di più) di Nicola Mona sulla questione e su un "male" che può impattare su chiunque non solo sull'Ambrì (a buon intenditore poche parole...):
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
"Che uno abbia a cuore l’Ambrì o meno, oggi abbiamo assistito al peggior epilogo di un’era.
Non tanto per il risultato, quanto per la modalità e la forma.
Una parola che mi ha fatto molto riflettere è quella pronunciata da Paolo Duca: esautorazione.
Una parola forte, dal latino exauctorare, che significa “sciogliere da una dignità”.
Mi ha colpito non tanto perché mi abbia sorpreso — purtroppo — ma perché ho realizzato che questo era esattamente il leitmotiv dei miei anni all’interno della Direzione dell’Hockey Club Ambrì-Piotta.
Chi ha vissuto da vicino quel periodo con me sa di cosa parlo: decisioni prese altrove, talvolta comunicate a posteriori, altre volte mai spiegate.
Troppo spesso il Consiglio d’amministrazione, o singoli membri di esso, si intromettevano nell’operatività quotidiana, contattando direttamente collaboratori, imponendo decisioni o modalità di lavoro, scavalcando le figure responsabili.
Non per senso del dovere, ma per protagonismo o per la convinzione — tanto diffusa quanto pericolosa — che “comandare” significhi decidere su tutto.
Ma il vero compito di un CdA non è fare al posto di chi lavora: è dare senso e direzione all’agire collettivo.
Fissare una visione, assicurare la coerenza etica e strategica, vigilare sulla sostenibilità dell’insieme.
Quando un Consiglio d’amministrazione perde questa consapevolezza, smette di essere un organo di governo e diventa un fattore di disordine che mina l’efficienza operativa e la cultura aziendale.
Durante la mia esperienza come direttore generale, ho assistito a una lunga serie di situazioni in cui decisioni formalmente prese in CdA venivano ribaltate pochi giorni dopo, senza motivo e senza pudore.
Talvolta, di fronte a fatti difficili da affrontare, si è preferito proteggere l’immagine o la quiete interna invece di cercare apertamente la verità.
Ma ogni volta che si rinuncia alla trasparenza, si indebolisce la fiducia — e nulla mina più a fondo la credibilità di un’istituzione quanto l’ipocrisia di chi predica valori e ne tradisce il senso.
L’esautorazione non è solo un gesto contro una persona: è un virus che intacca la fiducia, svuota i ruoli, distrugge la cultura interna.
Ogni volta che un responsabile viene scavalcato o umiliato, l’organizzazione intera perde un pezzo della propria integrità.
Oggi la storia si ripete, e non possiamo più fingere che sia un incidente isolato.
È il riflesso di un problema strutturale di governance, dove la competenza è sostituita dall’ego e il rispetto dei ruoli dalla vanità del potere.
È tempo che l’Ambrì torni a essere guidato da persone competenti e responsabili, non da logiche personali.
Solo così potrà ritrovare quella dignità che lo ha sempre reso un simbolo di passione, sacrificio e autenticità."
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Re: Ambrì-Piotta
Giuro, il fatto che tu non capisca cosa e quanto c'è di male in quanto successo mi lascia interdetto e credo che dunque non potremo mai trovarci d'accordo sulla questione.K_Kurlash ha scritto: 9 ott 2025, 12:03Ammiro chi ha solo certezze, in particolare sulla base di una pagliacciata televisiva. Non perché si grida di più o si dicono le parolacce aumenta la ragione. A parte che delle vicende legate al piottume ci dovrebbe importare poco, chiedo: il Pippone o chi per esso ha parlato con la squadra o ha sondato qualche singolo giocatore? Magari sono i giocatori ad averlo approcciato? Cosa avrebbe dovuto fare, includere magari i due nella discussione con Dubé? Ma dai. Sicuramente ha sbagliato, ma anche il costrutto “DS e allenatore inseparabile” mi pare tutto fuorché ottimale.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 9:53Che fastidio questa tendenza a giustificare qualunque cosa soprattutto quando si tratta di mancanza di rispetto nelle persone. La fatica da parte dell'üregiat di trovare le parole mi sembra un chiaro segnale che la verità non sta in nessun mezzo.
Re: Ambrì-Piotta
Me ne farò faticosamente una ragione.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 13:46Giuro, il fatto che tu non capisca cosa e quanto c'è di male in quanto successo mi lascia interdetto e credo che dunque non potremo mai trovarci d'accordo sulla questione.K_Kurlash ha scritto: 9 ott 2025, 12:03Ammiro chi ha solo certezze, in particolare sulla base di una pagliacciata televisiva. Non perché si grida di più o si dicono le parolacce aumenta la ragione. A parte che delle vicende legate al piottume ci dovrebbe importare poco, chiedo: il Pippone o chi per esso ha parlato con la squadra o ha sondato qualche singolo giocatore? Magari sono i giocatori ad averlo approcciato? Cosa avrebbe dovuto fare, includere magari i due nella discussione con Dubé? Ma dai. Sicuramente ha sbagliato, ma anche il costrutto “DS e allenatore inseparabile” mi pare tutto fuorché ottimale.Metro the best ha scritto: 9 ott 2025, 9:53
Che fastidio questa tendenza a giustificare qualunque cosa soprattutto quando si tratta di mancanza di rispetto nelle persone. La fatica da parte dell'üregiat di trovare le parole mi sembra un chiaro segnale che la verità non sta in nessun mezzo.
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Re: Ambrì-Piotta
Dopo la conferenza stampa da circo, 6 giorni per pensare ad un comunicato stampa con errori ortografici da prima elementare e due post di ringraziamento su instagram fatti con il copia-incolla.
Per fortuna che ci sono loro a farci sentire meno peggio.
Per fortuna che ci sono loro a farci sentire meno peggio.
Re: Ambrì-Piotta
Siamo la barzelletta della Svizzera...